Bencivenga Luigia

Vincitrice ex aequo della “Sezione Drammaturgia – Rielaborazioni”  alla XVII edizione del “Concorso Europeo per il Teatro e la Drammaturgia Tragos” con: “Arturo I

Luigia Bencivenga è nata a Napoli nel 1977 e cresce a Castello di Cisterna, piccolo centro del vesuviano, per poi trasferirsi a Bologna dove insegna Musica in una scuola media. Si è laureata al Conservatorio di Avellino in pianoforte e al DAMS di Bologna con una tesi sulle sottoculture spettacolari napoletane. Ha vinto numerosi concorsi letterari, ha pubblicato su diverse riviste ed è autore di alcuni corti teatrali, radiodrammi e videopoesie. Nel 2021 pubblica il racconto lungo Minor blues, vincitore del premio Narrer dedicato ad Andrea Camilleri. Il libro è stato presentato a Torino alla Fiera del Libro, stand Basilicata. A dicembre dello stesso anno vince il Premio Zeno per la migliore opera inedita, Zero Virgola. Il suo monologo Fermo Napoli è stato messo in scena a Parma e a Roma. Il monologo Lo sguardo è stato rappresentato a Città di Castello. L’atto unico White Lady è stato presentato nell’ambito del Festival Gioiosa et amorosa di Treviso. Nel 2023 è finalista con menzione speciale al Premio Italo Calvino con il manoscritto O’cane. Collabora stabilmente con il mensile nazionale Rockerilla alla sezione Letteratura e Saggistica. Ha recentemente avviato una collaborazione con la rivista letteraria Fuori Asse. Suona la fisarmonica e canta solo in lingua napoletana.

 

N.B. il curriculum viene pubblicato come inviato dall’autore all’epoca del ricevimento del premio.

Da La strada per Los Angeles ad Arturo I . 

Sinossi e Riflessioni sulla rielaborazione teatrale del romanzo di John Fante. Concorso Tragos – Calindri

California, anni 30. Il giovane Arturo Bandini, orfano di padre con nebulose velleità letterarie, fugge di continuo la realtà che sembra farsi sempre più insidiosa. In quello che sembra un maleducato romanzo di formazione, Bandini reagisce al contesto ostile con un linguaggio volutamente ampolloso e un atteggiamento sprezzante. Sempre al limite tra il reale e il delirio, il protagonista vive un intenso e continuo isolamento, che fa de La strada per Los Angeles un romanzo sulla solitudine e sull’incomunicabilità.

La presente rielaborazione teatrale – Arturo I – tenta di dare sostanza scenica alla continua oscillazione tra reale e immaginario, si veda l’episodio del combattimento con i granchi di fantasia (scena 5) “interpretati” , così come la mosca e il tonno, da pupazzi di gomma. Nel corso della battaglia sanguinaria, Arturo  si proclamerà “Arturo I”, da cui il titolo. L’ordinale “primo” intende richiamare chiaramente il romanzo, primo atto della trilogia che terminarà con Chiedi alla polvere. 

Per rendere al meglio il mondo dell’anomalo personaggio è necessario mostrare la sua realtà (famiglia, lavoro, relazioni con le donne, la scrittura) e le dinamiche capaci di innescare fughe irreali. 

La famiglia e il piccolo appartamento con sgabuzzino rappresentano per Arturo il reale/immaginario più immediato, da cui è difficile prendere le distanze. Sua madre e sua sorella sono ferventi cattoliche con usi poco americani, come l’abitudine di salutare il defunto Bandini raffigurato in un grosso quadro, ogni volta che vi passano davanti, (scena 1 e altre scene domestiche).

Le dinamiche sono piuttosto chiare. Se la vedova tende ad assecondare il figlio, considerandolo  poco più che un bambino, la sorella è piuttosto franca nel metterlo difronte alla verità. Con entrambe, il giovane ha un rapporto di tipo fisico/infantile: si fa cullare dalla madre (scena 11) oppure litiga violentemente con la sorella (scena 10). 

Al soffocante contesto casalingo, Arturo risponde isolandosi nello sgabuzzino, dove legge libri di cui capisce ben poco. In realtà, lo sgabuzzino è il luogo dove Arturo vivifica le donne di una rivista sexy, masturbandosi ampiamente. A scena 2, le cosiddette donne di fantasia si presentano, mute, discinte e desiderose sul suo letto. Sorpreso da un grave senso di colpa, manderà via le donne “fatue” e distruggerà la rivista. Il suo rapporto con le donne è però contraddittorio. A fronte di qualche battuta misogina, con le donne di fantasia  costruisce storie d’amore da sogno, mentre ha serie difficoltà nell’approcciare una “donna sostanziale”. (scena 9)  

Arturo è insofferente al lavoro. Se il romanzo si sofferma sulle sue diverse esperienze, la rielaborazione scenica si concentra sull’impiego al conservificio di pesce (scene 6, 7, 8). Al duro lavoro, all’odore nauseante, alla mancanza di gratificazione, agli insulti/scherzi dei colleghi, Bandini reagirà a suo modo (scena 8), combattendo con il tonno di fantasia. In tal caso, l’immaginazione non è solo strumento di fuga ma una chiara strategia per superare le frustrazioni e canalizzare la rabbia.

 

A scena 12, finalmente, Arturo prende coscienza del reale, quando si accorge che il suo romanzo è illeggibile. Dopo un primo moto di scoramento, pensa di scrivere un secondo romanzo con lo stesso protagonista, ma con una prospettiva diversa. È  l’ennesimo proposito che non realizzerà. Gettata la spugna, Arturo non si rifugerà nell’immaginazione e nell’inazione, ma lascerà la famiglia per trasferirsi a Los Angeles. La fuga reale –  con tanto di furto ai danni della madre – è l’unica modalità che conosce per evitare la pazzia. 

 

Luigia Bencivenga