Menzione Speciale Tragos 2023 per la “Sezione Drammaturgia – Monologhi” alla XVII edizione del “Concorso Europeo per il Teatro e la Drammaturgia Tragos” con: “Franchenstain, il camminante”.
N.B. il curriculum viene pubblicato come inviato dall’autore all’epoca del ricevimento del premio.
Monologo in cui le cicatrici del “mostro” non stanno sul corpo dell’attore, ma sulla parola (sgrammaticata) che, come sguardo (poetico) sul mondo, si tira dietro il tormento di una solitudine e le sue sbandate L’anima non si spaventa mai. È la mente che cade di panico in panico. E questo Franchenstain, a differenza di quello della Shelley, si salva perché non smette di osservare il mondo con il cuore. Ho scelto di iniziare con una citazione fotografica (purtroppo famosissima): quella del bambino di Bodrum che giace conficcato nella sabbia di una spiaggia in Turchia, perché rifiutato – a priori – da un mondo, il nostro, che aveva scelto, senza appello, che non ci sarebbe stato posto per lui. Ho scelto di condividere, per l’inizio di quest’azione teatrale, lo stesso luogo di partenza: una spiaggia. Una spiaggia in cui risvegliarsi dalla morte, però, e tentare di verificare se davvero sia possibile confermare che da noi proprio non ci sia posto per qualcuno.
Franchenstain (il camminante) è tutte le volte che qualcuno arriva e non è il benvenuto. Tutte le volte che sfugge il senso del nostro essere qui e ci assale lo sgomento. Ma, a differenza di quello di Mary Shelley, questo Franchenstain sceglie di
non cristallizzarsi in quel rifiuto, in quello sgomento, ma di trarre da quel rifiuto, e da quello sgomento la forza necessaria per camminare avanti cambiando, non solo direzione, ma obiettivo e fare del mondo “la valle in cui fare anima”.